"Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo che, anche quando non ci sei, resta ad aspettarti" (Cesare Pavese)
Donato Bosca dice di avere passato i primi quarant'anni della sua vita a portare fieno in cascina, facendo ricerche d'ogni genere sulla cultura contadina cui appartiene. Cultura respirata a Mango, nelle Langhe, in famiglie “senza storia” come quella cui appartiene, cresciute da un figlio di n.n. negli anni in cui girava veloce la ruota degli esposti.
Alla memoria di vita frantumata, che salta fuori dagli archivi familiari, sfilacciata, confusa, persino reticente Donato Bosca ha dedicato svariati scritti: "Dentro le segrete cose" (1983), "Handicap oltre l'immagine" (1984), "Robe dell'altro mondo" (1991), "Blaghé. La Langa perduta." (1994), "Le Langhe della memoria" (2000) e "Le maestre cattive" (2003), “Giochi di Terra del Piemonte Contadino” (2004), “Eravamo tutti contadini. Soldati di Langhe e Roero alla grande Guerra 1915 - 1918” (2007), “Le passioni basse non portano in paradiso. Balli, ciabre, donne, peccati, e uomini di chiesa” (2008) e attualmente in fase di stampa, l’atteso volume sulla scrittura dalle classi subalterne in Piemonte da inizio a metà Novecento, edito da Priuli & Verlucca col titolo “Con la stessa mano che son ferito”. I temi della memoria contadina sono elementi fondanti di numerose altre pubblicazioni raggruppate in diverse trilogie che evocano “Segreti”, “Terra di Langa”, “I libri della sbilauta”, “Una lunga Storia insieme”, “I Libri strenna dell’Arvangia” e “I libri che regalano storie”